- Olocausto e Letteratura -

SUGGERIMENTI PER ULTERIORI LETTURE

Le opere presentate nell'Unità Didattica

Viktor Frankl, Uno psicologo nei Lager, Milano, Ares, 1994

Robert Antelme, La specie umana, Torino, Einaudi, 1969

Jean Amery, Intellettuale a Auschwitz (1966), Torino, Bollati Boringhieri, 1987

Aldo Carpi, Diario di Gusen, Torino, Einaudi, 1993

Jona Oberski, Anni d'infanzia. Un bambino nel lager, Firenze, Giuntina, 1989

Elie Wiesel, La notte, Firenze, Giuntina, 1980

Primo Levi, Se questo è un uomo, Torino, Einaudi

Altre opere

PRIMO LEVI, I sommersi e i salvati, Torino, Einaudi, 1996

E' l'ultimo libro di Primo Levi e raccoglie le riflessioni di una vita intorno al dramma del lager, alle difficoltà per il testimone di trovare ascolto, di vincere lo scetticismo e la rimozione, e soprattutto mette a fuoco il tormento interiore del sopravvissuto che non sa darsi ragione dell'immensità del dramma che lo ha coinvolto.

FERDINANDO CAMON, Conversazione con primo Levi, Milano, Garzanti, 1991

È il testo di una ricca e articolata intervista realizzata pochi mesi prima della morte del grande scrittore. Ne esce un autoritratto complesso, nel corso del quale Levi non esita a mettere in campo le sue convinzioni sia per quanto riguarda le colpe storiche della Gemrania sia per quanto riguarda l'impegno letterario alla testimonianza.

STEFANO ZAMPIERI, Il flauto d'osso, Firenze, Editrice la Giuntina, 1996

È il primo testo che, in Italia, tenta di riflettere adeguatamente sul rapporto tra Olocausto e Letteratura. Mettendo in evidenza quanto di comune vi è nell'esperienza di coloro che hanno raccontato il Lager (Levi, Celan, Antelme, Wiesel, Amery, Bettelheim, Sachs ecc.).

GITTA SERENY, In quelle tenebre, Milano, Adelphi, 1994 (1a ed. 1974)

Il libro nasce da una serie di colloqui con il comandante del Lager di Treblinka, di cui si descrive l'organizzazione e la storia. La narrazione si sviluppa attraverso una ricostruzione accuratissima che l'autrice, giornalista, ha compiuto servendosi soprattutto delle informazioni fornite da testimoni diretti.

BRUNO BETTELHEIM, Sopravvivere, Milano, Feltrinelli, 1988 (1a ed. 1952)

Raccolta di saggi in cui l'autore, sopravvissuto al Lager, fa tesoro della sua drammatica esperienza, mettendola a frutto anche nella sua professione di psicologo. Il dramma degli internati e quello dei malati di schizofrenia, o autistici, appare così rispondere alla stessa incapacità di integrarsi nel mondo, e di costruire rapporti umani fecondi.

JORGE SEMPRUN, La scrittura o la vita, Parma, Guanda, 1996 (1a ed. 1994)

Il libro raccoglie la memoria della deportazione a Buchenwald, e delle vicende relative al momento della liberazione del campo. Scritto a grande distanza dai fatti, conserva tuttavia l'immediatezza degli eventi presenti, ed è mosso dalla consapevolezza dello scrittore (autore di numerosi romanzi e sceneggiature) e dell'intellettuale che si sforza di dare all'atto della scrittura il valore di un gesto necessario.

JORGE SEMPRUN - ELIE WIESEL, Tacere è impossibile. Dialogo sull'Olocausto, Parma, Guanda, 1996

Dal dialogo tra i due sopravvissuti appare immediatamente una singolare realtà: che pur vivendo il dramma nello stesso campo di Buchenwald, pure, dai racconti, il campo quasi non pare lo stesso. Le due esperienza narrano la stessa tragedia con pari intensità, eppure non coincidono: ogni esperienza appare in qualche modo irriducibile ed unica.

TZVETAN TODOROV, Di fronte all'estremo, Milano, Garzanti, 1992

Dall'esame analitico dei testi che hanno raccontato l'esperienza del lager, e da un confronto serrato con la vicenda del Gulag sovietico, Todorov cerca di ricavare un nuovo modello morale, adatto al nostro tempo, ed insieme memore di quanto è accaduto. Solo di fronte all'esperienza estrema, infatti, l'uomo ritrova il senso profondo ed incancellabile del bene e del male.

DAVID ROUSSET, L'universo concentrazionario, Milano, Baldini e Castoldi, 1997

Apparso nel 1946, è da considerare un testo fondamentale, il primo che tenta di ricostruire la vicenda del Lager, non soltanto come atto di memoria, ma insieme come tentativo di comprendere il senso, il valore, la profondità, la drammaticità di quel dramma per l'uomo intero, non solo per il sopravvissuto.

ETTY HILLESUM, Diario. 1941-1943, Milano, Adelphi, 1996 (1a ed. 1981)

E' il diario di una ragazza olandese che racconta le fasi della persecuzione ebraica nel suo paese e poi la deportazione al campo di Westerbork, con una straordinaria sensibilità ed una ricchezza di sensazioni e di partecipazione molto commovente. Fino al momento del trasferimento ad Auschwitz dove morì dopo poche settimane.

ETTY HILLESUM, Lettere. 1942-1943, Milano, Adelphi, 1990

È la raccolta delle sue lettere. Arricchisce e completa il quadro dipinto dallo straordinario Diario.

HANNAH ARENDT, La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme, Milano, Feltrinelli, 1992 (1a ed. 1963)

E' il resoconto fatto da una grande filosofa tedesca momentaneamente trasformata in giornalista, del processo tenuto a Gerusalemme contro il nazista Adolf Eichmann, uno degli organizzatori della soluzione finale. Ricostruisce in modo straordinario tutto il meccanismo burocratico che sovrintendeva allo sterminio, e di conseguenza la mediocrità, l'essere comune, di tutti i funzionari coinvolti, che siamo soliti raffigurarci invece come dei mostri.

CLAUDE LANZMANN, Shoah, Milano, Rizzoli, 1987

È il testo integrale del film omonimo, nel quale i protagonisti, i testimoni, raccontano la loro storia, la storia della deportazione e dello sterminio. Piccole, grandi figure, esempi d'eroismo e di umanità, scene di dolore e di sofferenza, rievocate con semplicità e con forza.

"PARDES", Pensare Auschwitz, Edizioni Thalassa, Gentili e Tranchida, 1995

È l'edizione italiana di una celebre rivista francese dedicata ai temi dell'Olocausto. Raccoglie articoli che stimolano alla riflessione, soprattutto per quanto riguarda il rapporto tra l'evento storico il compito dell'arte e della letteratura e il destino della modernità.



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